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LA STORIA

UN PERCORSO INIZIATO NEGLI ANNI OTTANTA

Fondatore FEDERUNI: Giuseppe Dal Ferrobiografia

Negli anni Ottanta, le Università della terza età sono diventate anche in Italia una realtà. Sorte in gran parte per iniziativa privata o locale, si reggono sul volontariato, di cui avvertono la ricchezza ideale, la varietà di forme ma anche la precarietà. Mentre in Francia e in altri Paesi europei sono sorte per un’iniziativa diretta delle Università degli studi e, quindi, hanno avuto fin dall’inizio un carattere istituzionale, in Italia, dove le Università sono un’etichetta fortunata, ma dove non sempre offrono lo stesso contenuto (si va da vere e proprie istituzioni programmate, secondo un piano di studi, a cicli autogestiti più o meno lunghi di conferenze), si è cercato di raggiungere un comune traguardo per garantire la serietà delle proposte culturali agli utenti, federandosi.
Proprio per trovare convergenze comuni, per maturare modelli precisi e per un aiuto scambievole è sorta, nel maggio 1982 a Torino, la Federazione italiana fra le Università della terza età (Federuni).

Cenni storici

Nel 1982 l’Università della terza età e del tempo libero di Trento, che, con Vicenza (entrambe emanazione di un istituto culturale), erano aderenti all’“Association internationale des universités du troisième age” (Aiuta), propose alle Università della terza età italiane allora esistenti di dar vita ad una associazione nazionale, come era avvenuto in Francia. L’Università della terza età di Torino, sorta nel 1979 dopo aver recuperato alcune esperienze operanti dal 1975, nello stesso tempo e parallelamente assunse l’iniziativa di un convegno per fondare una Federazione fra le sedi italiane per l’educazione permanente. È da ricordare che l’Università di Torino in Piemonte stava estendendo il proprio modello (volontariato dei docenti; lezioni quindicinali con “lectio” e, dopo una pausa socializzante, “dissertatio”, ecc.), ed offriva un marchio, la stessa carta da lettera, uno statuto similare. Il convegno lasciò intravedere un futuro. Le autorità erano numerose, le attese entusiasmanti.
Nel convegno di Torino (28-30 maggio 1982), pur con qualche difficoltà di raccordo fra i modelli di Trento e di Vicenza da un lato e di Torino dall’altro, si riuscì a stendere uno statuto provvisorio, mai depositato all’Ufficio del Registro, ed associare 25 sedi. Nel congresso a Benevento (5-8 maggio 1983) si elessero come sede Torino, una segreteria composta dal direttore dei corsi di Torino (segretario nazionale) e da una tesoriera socia della sede dell’Unitre, da tre vicesegretari, delegati rispettivamente per l’Italia Settentrionale, Centrale e Meridionale. La “Federuni”, così si chiamò la Federazione, faticò a decollare. Non tutte le sedi ratificarono l’adesione e si impegnarono a versare la quota federativa. Nell’assemblea di Roma (19-21 ottobre 1984) il segretario nazionale manifestò i contrasti venutisi a creare con l’Unitre. I rappresentanti delle sedi federate presenti accordarono la fiducia alla segreteria, con l’auspicio di una “rifondazione” della Federazione e la ristesura di un diverso statuto. Nel frattempo ci fu un incontro paritetico chiarificatore a Torino, fra Unitre e Federuni (7 giugno 1985) e la nomina congiunta della commissione che stilò un documento nel quale si precisava il carattere pedagogico, didattico, organizzativo e culturale dell’Unitre (avendo queste sedi lo stesso modello) e il carattere rappresentativo della Federuni, con compiti tesi al perseguimento di comuni finalità fra le Università italiane aderenti, l’autonomia amministrativa, il rispetto del territorio. Il documento però non fu successivamente sottoscritto dalla Presidenza dell’Unitre, come richiesto dal documento stesso. La Federazione proseguì il suo cammino e con l’aiuto di una apposita commissione, elaborò uno statuto, approvato nell’assemblea precedente il congresso di Vicenza (14-16 giugno 1985). Fu redatto da un notaio e registrato all’Ufficio del Registro di Vicenza; si elesse la nuova presidenza, il consiglio direttivo, la sede della segreteria a Vicenza. Da allora ci furono due organismi paralleli: l’associazione Unitre e la Federuni, una con un unico modello per veicolare, nello stesso modo, proposte pedagogiche; l’altra con la finalità di offrire approfondimenti culturali e supporti alle sedi federate, nel pieno rispetto delle autonomie locali. La sede di Torino continuò ad essere federata, anzi, per un certo periodo, ad avere un proprio membro eletto nel consiglio direttivo della Federuni.
Da allora la Federuni si caratterizzò per una ricerca culturale (come testimoniano i congressi e le pubblicazioni) e per un aiuto alle sedi federate (conferenze organizzative; incontri interregionali; “Circolare Federuni”). Il nuovo statuto indicava per la Federazione una precisa caratterizzazione culturale, così da distinguere le Università della terza età da altre istituzioni a carattere ludico, turistico o socializzante. Indicava inoltre per queste istituzioni una autonomia culturale, indipendenza da partiti, sindacati, forme confessionali.

Vita della Federazione

Dopo l’approvazione del nuovo statuto e l’elezione della nuova presidenza (1985), la Federazione decollò rapidamente con metodicità. Da allora ogni anno tenne le assemblee federative, i congressi di studio e, un paio di anni dopo, anche le conferenze organizzative e i quattro incontri interegionali (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud).
In un Consiglio direttivo (Bologna 1988), a seguito di precedenti decisioni assembleari, si precisarono alcune linee guida: autonomia culturale delle sedi federate; rifiuto di ingerenze politiche e di amministrazioni locali, così da assicurare il carattere culturale alle Università; rispetto dell’esistente e sforzo di una sua qualificazione; studio di collaborazioni con le istituzioni pubbliche nel rispetto delle rispettive autonomie. Nell’assemblea di Urbino (1994) vi fu una verifica sull’autonomia della Federazione da forme confessionali di vario tipo e fu espresso ampio compiacimento da parte dei partecipanti per il modo di operare della Federazione. La Federuni, dopo il nuovo statuto, si collegò con associazioni internazionali: aderì all’AIUTA (1985) e mantenne vivi contatti con la rivista internazionale “Talis”, partecipando ai suoi seminari (1990). Si intrapresero anche contatti con le istituzioni pubbliche, dapprima sporadici e successivamente più precisi. Nel 1986 la Federazione intraprese proficui contatti con le Regioni, che incominciavano a legiferare sulle Università della terza età, nel 2000 fu inserita in una “Commissione per l’educazione permanente e per le Università della terza età” promossa dal Consiglio dei Ministri. Negli ultimi anni, e precisamente dopo l’assemblea di Mola di Bari (1999), la Federazione si diede carico di presentare al Governo istanza per una legge quadro sulle Università, già da essa elaborata, e di chiedere un regime fiscale agevolato. Negli anni successivi 2001/2002 si intensificarono i contatti con i ministeri, allo scopo di ottenere risposta alle istanze federative emerse nell’assemblea di Mola di Bari, e di presentare nelle sedi ministeriali la specificità della propria attività nell’ambito della educazione permanente. Si decise nell’assemblea successiva di Faenza (2001) di stabilire rapporti diretti con Stato e Regioni, ribadendo la propria finalità specifica di promuovere corsi non di riqualificazione professionale, ma di cultura extrascolastica a servizio delle persone, finalizzati a migliorare la qualità della vita attraverso l’attività culturale ed impegni socialmente utili. Si stabilì inoltre di istituzionalizzare in qualche forma i corsi di aggiornamento per i propri docenti e di porre allo studio i corsi di preparazione al pensionamento. Nel 2002 fu anche presentato alla Camera, da un gruppo di deputati, il disegno di legge sulle Università della terza età, elaborato dalla Federazione.
Nell’assemblea di Roma (1998) si insistette sulla necessità di superare nelle Università della terza età le offerte indifferenziate di corsi, indicando e richiedendo precisi itinerari formativi attraverso la forma dei piani di studio o attraverso la distinzione fra corsi istituzionali e corsi opzionali. Nella assemblea di Mola di Bari (1999) un accenno particolare è stato riservato alla necessità di promuovere l’inserimento attivo dei corsisti nella vita sociale e in quella di Asti (2002) si è parlato dell’utilità di ridestare nelle persone, attraverso seminari e laboratori, creatività, capacità di adattamento, inventività. Come si può osservare, la Federazione si preoccupa in ogni modo di favorire la crescita di personalità libere, intraprendenti, responsabili della società. Ciò tuttavia che ha caratterizzato la vita della Federazione in questi anni è stato il clima di amicizia e di collaborazione creatosi fra le sedi federate, maturato nei molteplici incontri annuali, ospitati ora da una sede ora da un’altra. Sembra essere proprio questo clima di profonda fiducia e collaborazione la ricchezza maggiore su cui la Federazione può contare.

Percorso culturale

Date le finalità istitutive, la Federuni si propose di offrire alle sedi federate quel supporto culturale che ad esse mancava, non essendo state istituite, come abbiamo detto, dalle Università degli studi come negli altri Paesi europei. Guardando il percorso ventennale della Federazione possiamo cogliere uno sviluppo organico di riflessione, che ha avuto alcuni momenti significativi. Essi sono stati principalmente tre, la ridefinizione del concetto di anziano (Pallanza 1995); l’avvio della ricerca sul territorio (Venezia 1995 con i due concorsi seguenti del 1996 e del 1998); l’impegno a valorizzare i beni culturali (Vicenza 1999 con i successivi concorsi del 2001 e del 2002). A queste tappe miliari possono essere ricondotte le riflessioni dei congressi, delle conferenze organizzative e degli incontri interregionali, per cui queste tappe rappresentano il frutto più maturo della Federuni. Vediamo come si è articolata la riflessione della Federazione.
Congressi annuali. Abbinati alle assemblee federative, i congressi si sono proposti l’approfondimento di temi di fondo, che facevano da cornice e da orientamento generale all’attività delle Università della terza età. Essi hanno così consentito alle Università di confrontarsi con il rapido evolversi del tempo, cogliendo i problemi dei corsisti. Nei primi tre congressi la Federazione ha cercato di individuare il proprio ruolo all’interno delle istituzioni esistenti, a Torino nei confronti dell’educazione permanente (1982), a Benevento rispetto alle scienze gerontologiche (1983), così da arrivare a una definizione delle Università stesse a Roma (1984), da cui partì l’esigenza della ristesura dello statuto. È significativo che a Benevento il congresso fosse stato abbinato a un convegno medico, non avendo ancora la Federazione ben precisato la propria identità.
Con il nuovo statuto, sottoscritto e depositato a Vicenza, inizia una riflessione organica da parte della Federazione, finalizzata a conoscere i propri utenti, le loro possibilità, i loro bisogni. Questa ricerca si articolò in sei congressi, le cui tappe sono state le seguenti: Vicenza (1985) sulla creatività, Pisa (1986) sulla memoria, Milano (1987) sulle attese future, Udine (1988) sull’ambiente, Bari (1989) sulla comunicazione e la vita di relazione. Il ciclo si concluse a Desenzano (1990) con una riflessione globale su “Le Università a servizio della vita quotidiana”. Con il congresso di Sassari iniziò un secondo ciclo di studio, finalizzato a cogliere le persone adulte e anziane inserite nel territorio e nella società. A Sassari (1991) si parlò di diritti, a Trento (1992) di Europa, a Milano (1993) di valori da trasmettere, ad Urbino (1994) di dialogo intergenerazionale, a Pallanza (1995) di nuovi anziani, a Gorizia (1996) di inserimento nel territorio, a Bolzano (1997) di cittadinanza senza frontiere. Questi due primi cicli maturarono una nuova ridefinizione di anziano, come persona con una possibilità di piena realizzazione, portatrice di particolare significatività per la società. Un terzo ciclo si propose di verificare gli orientamenti della Federazione nei confronti degli studi più aggiornati dell’Università degli studi relativi agli anziani, riscontrando che la propria riflessione era in alcuni ambiti più sviluppata della ricerca scientifica stessa, essendo continuamente a confronto con la realtà della vita anziana. I confronti si attuarono a Roma (1998) con le scienze gerontologiche, a Mola di Bari (1999) con la psicologia sociale e ad Urbino (2000) con le scienze antropologiche.
Un quarto ciclo è quello in corso. Si individuò nella persona matura un ruolo sociale indispensabile, quello della trasmissione di cultura. Questo tema era stato maturato precedentemente nel convegno internazionale di Venezia (1995), che aveva introdotto nelle Università della terza età la ricerca sul territorio, e dalla conferenza organizzativa di Vicenza (1999) che aveva indicato nei beni culturali la scelta di impegno futuro delle Università federate. La riflessione si articolò nel congresso di Faenza (2001) con il tema della trasmissione di civiltà, e ad Asti (2002) con quello delle due dimensioni locale e universale della cultura. Il percorso si completerà con la verifica relativa al valore dei contenuti di tale trasmissione nella società contemporanea (2003). Questi due ultimi cicli sembrano aver aperta una nuova prospettiva di riflessione relativa al ruolo delle Università della terza età nella vita del Paese, in concomitanza anche a rapporti avviati dalla Federuni con gli organismi regionali e nazionali. Nel triennio 2004-2006 il confronto è stato con le istituzioni ed il territorio. Nel 2007-2009 l’impegno della Federazione ha riguardato la formazione dell’uomo europeo.

Conferenze organizzative

Parallelamente alla riflessione dei congressi, nella Federazione sono state avviate (a partire dal 1987) annuali conferenze organizzative, tenute sempre a Vicenza, ad eccezione della prima svoltasi a Bologna. In esse, realizzate in forma più agile dei congressi, sono stati affrontati i temi organizzativi delle Università e le metodologie didattiche relative a vari corsi. Sul primo versante, cioè quello dei temi organizzativi, sono stati studiati i seguenti argomenti: la istituzionalizzazione delle Università (1987), la loro immagine sociale (1988), la opportunità di interventi legislativi (1989), la legge del volontariato (1992), il rapporto con il territorio (1993).Sul secondo versante, cioè quello delle metodologie e didattiche, sono stati affrontati i temi relativi alla formazione dei docenti (1994) e alle varie metodologie da usare: attività motoria (1990), attività ludica (1995), lingue (1996), educazione alla salute (1997), attività manuali e creative (1998), tecniche informatiche (1999), ricerca relativa ai beni culturali (1999), metodologia della ricerca (2001). Due conferenze organizzative si sono proposte il problema del postpensionamento come riprogettazione della vita (2002) e come avviare la preparazione al pensionamento (1991).Sono stati elaborati in questi incontri utili sussidi per l’organizzazione delle Università e per i docenti delle varie discipline. Sembra utile progredire in futuro sull’analisi di questi temi, arrivando possibilmente a giornate di studio indirizzate ai docenti delle Università della terza età.

Incontri interregionali

Esistono specificità regionali ed ancor più il bisogno di un confronto fra Università vicine e la necessità di avviare utili collaborazioni. A tale scopo sono stati organizzati annuali incontri interregionali, i quali hanno ripreso o preparato i temi degli incontri nazionali e soprattutto consentito uno scambio e un confronto sui problemi locali. Dagli incontri sono nate, come abbiamo accennato, preziose forme di collaborazione fra le Università e stimoli al territorio per il formarsi e lo svilupparsi di nuove istituzioni.

Pubblicazioni

Il pensiero elaborato nei congressi e nelle conferenze organizzative è stato puntualmente raccolto in pubblicazioni, che sono il patrimonio più prezioso della Federuni, a disposizione delle sedi e di quanti si interessano dell’educazione degli adulti. La collana “Quaderni Federuni” è giunta al numero 40. Ad essa si aggiungono altre tre eleganti pubblicazioni con i lavori premiati e segnalati nei concorsi attuati.

Bilancio pluriennale

Nel cammino ventennale della Federuni, caratterizzato da studio e da continue verifiche sul reale, si ritiene di aver maturato un modello di “scuola per adulti”, prima inesistente, in un momento storico in cui la vita si è prolungata e molte persone si trovano a vivere molti anni dopo la pensione in buona salute. La Federazione è convinta perciò di aver elaborato una istituzione sperimentata nei metodi e nei contenuti, finalizzata a un “ben vivere”, diverso dall’aggiornamento professionale, utile per l’intera società. È convinta ancora di aver ridestato e risposto al giusto “diritto allo studio in tutte le età”, base del progresso della civiltà. Non è possibile pensare infatti che il progresso tecnico automaticamente si trasformi anche in progresso umano. In questo senso le Università della terza età, con contenuti e modalità propri di approfondimento, non sono una riduzione sommaria di quelli delle Università degli studi, ma originali e complementari a questi, perché incentrati sul significato delle scienze per l’uomo e per la società.